12 ottobre, 2006

Appunti di Viaggio: 12/10

RISCALDAMENTO: camminare nello spazio poggiando i piedi tallone-punta;
quando si poggia il piede destro, guardare a sinistra e salutare con la mano
destra.Viceversa per il piede sinistro. Invece del saluto stretta di mano ad
un compagno/a. Una volta incontrata la mano tirarsi reciprocamente e
guardarsi negli occhi.

IL CAPITANO della Commedia dell'Arte: prima posizione di danza, glutei
stretti, sguardo a destra e serno verso l'alto, con la mano destra si tiene
la spada (gesto mimico), il naso punta verso l'alto oppure verso il
successo. Il passo è grande ma guarda dalla parte opposto della sua
camminata.

SGUARDO: sfocare la vista fissando un punto

RILASSAMENTO: radicare in terra

"GLOSSOLALIE"
La glossolalia [ greco glosso-, "lingua", e laia-, "loquacità" ] rientra in
un discorso di esperienza psicotica di scissione, vissuta da Artaud nei suoi
deliri - anche verbali - dovuti anche ai tremendi elettrochoc cui veniva
sottoposto con regolarità. L'uso di queste acrobazie verbali testimonia lo
sforzo di Artaud di trascendere la funzione rappresentativa del linguaggio
alla ricerca di un'espressione più libera e universale, sempre nel tentativo
di colpire non solo l'intelletto degli spettatori ma tutti i sensi
contemporaneamente.


O vio profe
O vio proto
O vio loto
O thèthè


Secondo lo stesso Artaud, il senso di questo linguaggio - apparentemente
insignificante - si può cogliere solo con un ritmo improvviso che
l'ascoltatore dovrà trovare da sé. Lui stesso ci rimanda alla lettura di un
fantomatico libro su Van Gogh per cogliere l'ermeneutica segreta della sua
sintassi alternativa. Il dato interessante è che le glossolalie
corrispondono a due diverse sfere semantiche: quella del linguaggio
schizofrenico e quella dell'esperienza mistico-religiosa. Quando si vive
un'esperienza estatica, o un'esperienza psicotica, il linguaggio della
quotidianità si rivela inadeguato a comunicare tali esperienze (la parola
contro cui si scaglia Artaud è proprio la parola borghese e commerciale, una
sorta di burocratese teatrale). Sia il sacro, o la sacralità dell'atto, sia
il dolore sono continuamente evocati nel manifesto sul "teatro della
crudeltà".

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