L’altro venerdì, nel bel mezzo del gelido inverno, in piazza dei Gerani monto per l’ennesima volta la mia giostra. Una di quelle che girano, e i cavalli insieme a lei. Si ferma, riparte, gira e gira ma quasi nessuno ci sale e quei pochi che lo fanno non mi sembra si divertano molto. Non è più come tempo prima, ai miei tempi, i bambini sì che si divertivano, ma oggi… gli affari vanno male e io sono troppo vecchio!
A un certo punto lì per terra, proprio accanto alla giostra, vedo una sciarpa, qualcuno l’avrà persa. Vado per raccoglierla, ma un colpo di vento forte la fa svolazzare sul muso di uno dei miei cavalli. Poco male, tanto era pure vecchia. Vedo che un bambino sale sulla giostra e sceglie proprio il cavallo con la sciarpa. Appena monta in sella afferra la sciarpa come fossero redini e comincia a ridere e a gridare “Vai! Vai! Al galoppo!”. Inutile dire che anche se la giostra girava, il cavallo era fermo come un sasso, ma da come lo trattava lui, sembrava più vivo di me. Comunque, il fatto sta che, per tutto il giorno, tanti altri bambini salgono sulla giostra. E tutti vogliono andare sul cavallo con la sciarpa. Chi la usa come frusta, chi come il lazo dei cowboy. Chi come benda da mettere sugli occhi del cavallo, insomma ognuno a modo suo, ma tutti vogliono solo il cavallo sciarpato. E la giostra comincia a riempirsi, e ogni giro che fa il cavallo con la sciarpa è sempre preso. E tutti quelli che giocano con questa diavolo di sciarpa, c’hanno un entusiasmo che mi fanno tornare il sorriso pure a me, che mica c’avevo tanto da esser contento. E a un certo punto penso, che diavolo avrà mai sta’ sciarpa, che addirittura i bambini litigano e piangono pur di salire su quel cavallo? Non l’ho mica capito. Quello che so è che alla fine della giornata ho venduto centoventitre biglietti. Dico centoventitre! Saranno quindici anni che non si vedeva una giornata come questa. Allora chiudo la giostra e vado alla bancarella dell’usato e compro quindici sciarpe, una per ogni cavallo. Con quindici cavalli sciarpati chissà che affari domani. La mattina dopo mi alzo e torno a piazza dei Gerani. Accendo le luci della giostra e mi accorgo che i cavalli non ci sono più. Me l’hanno rubati! Tutti e quindici. Allora chiedo a un vecchio che stava lì e questo mi dice che proprio cinque minuti prima che arrivassi li ha visti andare via al galoppo tutti quanti insieme. Ora, io non è che ci ho creduto tanto a sta’ storia dei quindici cavalli di legno che con le quindici sciarpe al collo se ne vanno da soli, ma che potevo fare, mica me la potevo prendere col vecchio. Comunque ho venduto la giostra, perché in effetti mi ero stufato di fare il giostraio. Sono contento perché con i soldi che ci ho fatto mi sono comprato un carretto e faccio il venditore ambulante, vendo cappelli.
A un certo punto lì per terra, proprio accanto alla giostra, vedo una sciarpa, qualcuno l’avrà persa. Vado per raccoglierla, ma un colpo di vento forte la fa svolazzare sul muso di uno dei miei cavalli. Poco male, tanto era pure vecchia. Vedo che un bambino sale sulla giostra e sceglie proprio il cavallo con la sciarpa. Appena monta in sella afferra la sciarpa come fossero redini e comincia a ridere e a gridare “Vai! Vai! Al galoppo!”. Inutile dire che anche se la giostra girava, il cavallo era fermo come un sasso, ma da come lo trattava lui, sembrava più vivo di me. Comunque, il fatto sta che, per tutto il giorno, tanti altri bambini salgono sulla giostra. E tutti vogliono andare sul cavallo con la sciarpa. Chi la usa come frusta, chi come il lazo dei cowboy. Chi come benda da mettere sugli occhi del cavallo, insomma ognuno a modo suo, ma tutti vogliono solo il cavallo sciarpato. E la giostra comincia a riempirsi, e ogni giro che fa il cavallo con la sciarpa è sempre preso. E tutti quelli che giocano con questa diavolo di sciarpa, c’hanno un entusiasmo che mi fanno tornare il sorriso pure a me, che mica c’avevo tanto da esser contento. E a un certo punto penso, che diavolo avrà mai sta’ sciarpa, che addirittura i bambini litigano e piangono pur di salire su quel cavallo? Non l’ho mica capito. Quello che so è che alla fine della giornata ho venduto centoventitre biglietti. Dico centoventitre! Saranno quindici anni che non si vedeva una giornata come questa. Allora chiudo la giostra e vado alla bancarella dell’usato e compro quindici sciarpe, una per ogni cavallo. Con quindici cavalli sciarpati chissà che affari domani. La mattina dopo mi alzo e torno a piazza dei Gerani. Accendo le luci della giostra e mi accorgo che i cavalli non ci sono più. Me l’hanno rubati! Tutti e quindici. Allora chiedo a un vecchio che stava lì e questo mi dice che proprio cinque minuti prima che arrivassi li ha visti andare via al galoppo tutti quanti insieme. Ora, io non è che ci ho creduto tanto a sta’ storia dei quindici cavalli di legno che con le quindici sciarpe al collo se ne vanno da soli, ma che potevo fare, mica me la potevo prendere col vecchio. Comunque ho venduto la giostra, perché in effetti mi ero stufato di fare il giostraio. Sono contento perché con i soldi che ci ho fatto mi sono comprato un carretto e faccio il venditore ambulante, vendo cappelli.
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